Entry / Non - Entry Rescue
Tra le fasi che richiedono una specifica progettazione, quella del salvataggio di un lavoratore infortunato o colto da malore all’interno di un ambiente sospetto di inquinamento o confinato, è certamente una delle più delicate.
La fase di soccorso può richiedere l’accesso di personale addetto al salvataggio, comportando quindi un’esposizione al rischio per gli addetti all’intervento, oppure l’attivazione di una modalità di estricazione dell’infortunato mediante l’avvio della procedura di Non-Entry Rescue. Tale modalità operativa consiste nell’estricare il lavoratore direttamente dall’esterno grazie all’utilizzo di specifiche attrezzature, quali per esempio un tripode collegato ad un verricello, collegate all’imbracatura indossata dal lavoratore. Questo sistema di salvataggio, risulta particolarmente efficacie quando l’infortunato è in grado di collaborare con i soccorritori (squadra interna di soccorso, V.V.F., 118, ecc.), agevolando le operazioni di uscita.
Tuttavia presenta delle limitazioni e/o controindicazioni, strutturali e operative. Infatti, per poter utilizzare questa metodologia, l’operatore dev’essere costantemente collegato al sistema di sollevamento (condizione non sempre possibile all’interno degli spazi confinati).
Inoltre, tale modalità di salvataggio, non può essere utilizzata se:
• l’operatore non è completamente in vista dell’addetto presente all’esterno (può trovarsi dietro un angolo o parzialmente nascosto da eventuali ostacoli interni),
• l’operatore può essere trattenuto da ostacoli e/o sporgenze (es. impigliamento dei vestiti, ecc.),
• è previsto l’impiego di un sistema di protezione delle vie respiratorie tipo air-line, per il quale non si può escludere la possibilità che il cavo di sollevamento s’intrecci con la linea dell’aria respirabile.
Un’altra condizione nella quale non è possibile attuare il Non-Entry Rescue, è legata all’eventuale presenza di traumi importanti (trauma cranico o a carico della colonna vertebrale, ecc.), che consigliano la stabilizzazione delle condizioni dell’infortunato lì dove si trova prima di predisporre una qualsiasi azione di spostamento. Ovviamente, queste procedure devono essere valutate in funzione della presenza o meno di un pericolo grave e immediato per la vita dell’infortunato: la decisione sul da farsi, in questi casi, è particolarmente complessa e dev’essere oggetto di un’attenta valutazione da parte del soggetto che sovraintende alle attività.
Peraltro, anche in caso sia possibile applicare la tecnica del Non-Entry Rescue, bisogna che il personale addetto al soccorso presti molta attenzione qualora si ravvisino problemi nel recupero e/o lo sforzo di sollevamento esercitato aumenta troppo; inoltre ci potrebbero essere dei problemi meccanici al sistema di sollevamento che, di fatto, potrebbero rendere impossibile il suo proseguimento. In questi casi è necessario interrompere immediatamente le operazioni di Non-Entry Rescue e proseguire con l’attivazione della squadra di salvataggio/soccorritori presenti o del sistema di soccorso nazionale che, a questo punto, devono accedere all’ambiente per completare l’intervento.
Nell’ambito del Mastercourse organizzato da Eursafe, oggi l’unico corso di alta formazione interdisciplinare sul tema proposto a livello nazionale, sono previsti sia l’illustrazione dei principi mediante i quali predisporre la progettazione degli interventi di soccorso, sia lo svolgimento di un’esercitazione pratica utile a comprendere le difficoltà nell’utilizzo delle attrezzature/dispositivi di salvataggio. Questo per contribuire alla migliore comprensione del processo logico necessario per la gestione degli interventi da svolgersi in ambienti sospetti di inquinamento o confinati.